Sella&Mosca una visita romantica

Un altro articolo della rubrica “Andar per Cantine”. Un altro resoconto delle emozioni e delle sensazioni che si provano durante la visita ad una Cantina. Questa volta è Mariarosaria che ci racconta come ha vissuto l’escursione alla Tenuta di Sella&Mosca ad Alghero.

Mi hanno sempre affascinato quelle persone che trovi all’aeroporto, quelle che, col cartello tra le mani, sono in attesa di qualcuno che nemmeno conoscono: mi hanno dato sempre l’idea, quelle persone, di “calore umano”, mi hanno sempre fatto credere che, il passeggero che sbarca in una “terra straniera”, nel leggere il proprio nome su un cartello, anche se improvvisato, si senta subito a casa.

La tenuta “Sella & Mosca”, a due passi dall’aeroporto di Alghero, fa quello stesso effetto agli amanti del vino che si trovano a sbarcare in quell’angolo di Sardegna: dà quel senso di benvenuto che viene offerto da un autoctono all’ospite di turno.

E la cantina è lì, imponente con la sua recinzione di oleandri, una macchia di verde nella ocra-bruna pianura sarda. L’ingresso, austero ma accogliente, riceve il visitatore curioso con il suo viale alberato che, di tanto in tanto, si lascia perforare attraverso degli spiragli disseminati lungo tutto il tragitto per svelare ordinate vigne che si susseguono, a perdita d’occhio, sulla proprietà.

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Proseguendo, il viale porta a una grossa aia lastricata sulla quale si affacciano diversi fabbricati; l’ordine e la quiete pervadono gli spazi: alle pianti da fiori si affiancano gli alberi della macchia mediterranea e le palme ad alto fusto in un sorprendente e armonioso giardino di convivenze botaniche, opera dei fondatori che, a fine Ottocento, bonificarono questo lembo di terra.

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La visita, gratuita, si articola attraverso le diverse cantine: quella storica del 1903 che oggi ospita le barriques di affinamento, quella di invecchiamento tradizionale con le botti in rovere di Slavonia e infine la suggestiva cantina per l’affinamento in bottiglia del “Marchese di Villamarina”, punta di diamante dell’azienda, e si conclude nel piccolo museo che conserva, oltre ai cimeli della storia di famiglia, copia di
reperti di archeologia locale.

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La degustazione, degna conclusione di un piacevolissimo tour di sabato 15 agosto 2015, si svolge in una sala moderna e dall’arredo luminoso e minimalista dove è possibile assaggiare i vini dell’azienda: quelli secchi da vitigni autoctoni o internazionali oppure quelli da dessert, tra cui il celeberrimo vino liquoroso “Anghelu Ruju” che prende il nome dall’omonima necropoli prospiciente l’azienda, ennesima dimostrazione di quanto, come è arcinoto, i sardi siano legati alla propria terra.

La miglior dichiarazione d’amore di un popolo alla propria terra non poteva che essere il vino, quel prodotto che, da secoli, è il frutto della terra e del lavoro dell’uomo.

Mariarosaria Calabretta