Mirto di Sardegna

Il Mirto di Sardegna è il liquore in assoluto più conosciuto e fra le eccellenze della Sardegna. Alzi la mano chi non l’ha degustato almeno una volta durante una vacanza in questa meravigliosa isola.

Per le sue proprietà, il Mirto di Sardegna si inserisce fra i digestivi, pertanto andrebbe degustato dopo i pasti, anche se in molti lo gradiscono anche come aperitivo. Il modo migliore di apprezzarlo è consumarlo ghiacciato, versato da bottiglie tenute in congelatore.

Storicamente le origini di questo prodotto sono incerte; facendo parte della tradizione popolare sia della Sardegna che della Corsica e visto la vicinanza delle due isole è presumbile che le origini siano comunque comuni. Sicuramente alla base vi era la necessità di estrarre più principi attivi possibile dalle piante per tenerli a disposizione in caso di necessità. Già nell’antico Egitto infatti, vi era l’abitudine di schiacciare alcune foglie di mirto e aggiungerle al vino per combattere la febbre o le infezioni.

La preparazione dell’infuso avviene seguendo gli stessi metodi che in passato venivano utilizzati dai primi produttori. L’utilizzo di soli quattro ingredienti (bacche, alcool, acqua, zucchero o miele) porterà alla buona riuscita del liquore di mirto. Le quantità, i giusti tempi, l’assoluta mancanza di coloranti, conservanti e, soprattutto, dei cosiddetti “aromi naturali”, la cui parte aromatizzante può essere isolata attraverso processi fisici, tecniche enzimatiche o microbiologiche, assicurano la purezza e la genuinità del liquore.

Le caratteristiche organolettiche del liquore si devono al passaggio in soluzione degli antociani presenti nella buccia delle bacche, che conferiscono la colorazione al liquore, dei tannini presenti nella polpa, responsabili del gusto astringente, e di composti volatili che conferiscono l’aroma.

Il periodo migliore in cui gustare il liquore va dagli 1-2 mesi dopo la preparazione, per chi apprezza la pigmentazione nero-violacea e il gusto astringente, ai 6-12 mesi per chi apprezza un liquore più amabile e vellutato. Perchè? Il liquore appena preparato ha in genere una colazione molto scura tendente al nero con riflessi violacei e un gusto astringente al palato. Durante il processo di invecchiamento gli antociani e i tannini subiscono delle trasformazioni rendendo il liquore dal gusto più armonico e vellutato e l’effetto astringente dei tannini più attenuato. Dopo un anno le proprietà organolettiche degenerano. A volte possono riscontrarsi formazioni di sospensioni dovute ai tannini che rendono torbido il liquore. Il fenomeno è negativo solo visivamente per non influisce sulle altre proprietà organolettiche: una volta versato nel bicchiere, il liquore a contatto con l’aria riacquista la sua limpidezza.

Il liquore è previsto in due versioni: il Mirto Rosso che deriva dalla macerazione delle bacche e il Mirto Bianco ottenuto utilizzando solo le foglie.

Oggi, grazie all’azione intrapresa dall’Associazione Produttori Mirto di Sardegna, nata nel 1994 con lo scopo di promuovere e preservare la tradizione legata alla produzione della bevanda, il Mirto vanta una propria denominazione, Mirto di Sardegna, un proprio Disciplinare di Produzione e, soprattutto, il riconoscimento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che lo ha inserito nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali.

Fonte: web