Grappa: eccellenza italiana

In Spagna la chiamano Orujo de Galicia, i portoghesi parlano di Aguardente Bagaceira, in Grecia è Tsikoudia, mentre i nostri cugini d’oltralpe hanno optato per un nome breve Marc.

Ma a vantare il nome “grappa” il solo e unico, l’originale, è proprio il distillato ricavato da uve prodotte e vinificate esclusvamente in Italia o nella Svizzera Italiana.

Di Grappa se ne parla già a partire dall’anno Mille ma quello che incuriosisce è il suo consumo annuale, perchè è risaputo che si tratta di un distillato da consumare nei mesi più freddi e visto che l’autunno è arrivato, è proprio l’occasione per saperne di più.

La grappa è un distillato italianissimo che nasce povero per poi, durante gli anni, assumere signorilità ed eleganza.

Si ottiene dalla distillazione della vinaccia, non inteso come sottoprodotto della vinificazione, ma come vera e propria materia prima, una parte molto importante del grappolo d’uva che contiene tutte le sostanze aromatiche, antocianiche e coloranti importanti per il risultato finale del nostro distillato.

Le vinacce sono già fermentate quindi pronte per essere distillate. Ci sono però altre 2 tipologie di vinacce con cui ottenere la grappa:

  • vinacce semi-vergini ottenute nella vinificazione in rosato (quindi svinando un vino rosato e con le vinacce che hanno subito una parziale fermentazione);
  • vinacce vergini ottenute dalla “sgrondatura” nella vinificazione in bianco per ottenere vini bianchi. In questo caso, le vinacce non hanno subito alcuna fermentazione significativa.

Le vinacce vergini o semivergini vanno obbligatoriamente fatte fermentare successivamente prima di dare avvio alla distillazione in quanto la grappa si ottiene unicamente da vinacce fermentate (questa è la differenza principale con il distillato d’uva).

La grappa nonostante i tentativi per lanciarla anche in altri momenti della giornata magari legata alla mixability, era e rimane un distillato da dopo pasto. Un distillato da meditazione, da fine serata o da conversazione. Rimanere legati a questa tradizione non vuol dire limitarsi basta pensare agli accostamenti che si possono fare con ricette tipiche italiane: panforte di Siena, pampepato ferrarese, sbrisolona mantovana. Senza dimenticare il classico accostamento: un buon cioccolato fondente.

Come va servito? Le grappe giovani sono sempre da servire fresche. Le grappe invecchiate di quel bel colore ambrato e profumi che nulla hanno da invidiare ad un grande rum o whisky, sono da servire fra i 16-18 gradi.