Fai presto a dire “tappo”

I tappi delle bottiglie di vino non sono tutti uguali e ne esistono di diversi materiali: sughero, vetro, plastica, sintetici, a vite ….

CHIUSURE TRADIZIONALI

TAPPI IN SUGHERO

Il tappo in sughero naturale monopezzo può essere definito “il vero tappo in sughero” in quanto per la sua realizzazione viene usato un pezzo di sughero monolitico, viene ricavato direttamente dalla corteccia con due sistemi : il primo, e più antico, viene definito “per quadrettatura”, la corteccia viene tagliata dell’altezza di cui si vuole ottene il tappo (40,45,50 mm. ecc.) poi si taglia a quadretti, le quattro pareti vengono poi rifilate e il parellelepipedo ottenuto viene successivamente stondato con appositi macchinari fino a diventare cilindrico; il secondo sistema viene definito “per fustella”, la corteccia di sughero viene sempre tagliata dell’altezza desiderata ma successivamente il tappo viene ottenuto tramite una fustella (un cilindro in acciaio cavo affilato come un coltello) che penetra nel sughero velocemente generando al suo ritorno un semilavorato già di forma cilindrica. Da entrambe le lavorazioni otteniamo un semilavorato grezzo che và successivamente finito, questo ha dimensioni leggermente più grandi (circa 1 mm. sull’altezza e 1mm. sul diametro) che permettono una successiva lavorazione definita “rettifica” che ha lo scopo di portare il tappo alle sue diemensioni definitive garantendo una perfetta linearità delle teste e una perfette cilindricità del fusto, oltre che ad una finitura perfettamente liscia al tatto.

Il tappo in sughero naturale aggiunto è, a differenza del monopezzo, formato da 2 a più pezzi.
E’ nato dalla necessità di utilizzare un sughero più fino (che di per sè non consentiva la realizzazione di un tappo monopezzo) unendo due strisce di questo sughero con delle resine (originariamente di origine animale, oggi sono sintetiche). Si otteneva quindi una bandella che, tagliata a quadretti, poteva seguire le lavorazioni classiche del tappo in sughero monopezzo.
Altra motivazione è stata la necessità di tappare le bottiglie di vino spumante. Prima dell’avvento degli attuali tappi tecnici infatti il sughero monopezzo aveva una densità troppo bassa per tenere la forte pressione e, anche se realizzato in diametri molto grandi di 31-32 mm., la bassa densità del sughero utilizzato non era idonea alla tenuta di pressioni fino a 6 bar. Utilizzando sughero sottile, quindi più denso, in 2 o tre strati si poteva bypassare il problema ottenendo una manufatto molto denso e di buona qualità.

Il tappo colmattato altro non è che un tappo in sughero (normalmente monopezzo anche se il trattamento di colmatatura può essere fatto anche su tappi aggiunti e rondellati di vario tipo) a cui vengono tappati i fori con un impasto fatto da polvere di sughero molto fina e collanti/resine sintetiche.
Il processo consiste nel riporre i tappi da trattare all’interno di un buratto chiuso (contenitore cilindrico rotante, normalmente può contenere tra i 10 e i 40.000 pezzi) dove viene inserito un impasto fatto di polvere di sughero molto fina e collanti; poi il buratto viene chiuso e fatto ruotare. Per l’azione di rotolamento e strofinamento l’impasto entra nei fori del sughero e li tura, come risultato abbiamo un tappo più liscio, omogeneo e migliorato esteticamente. Questo trattamento migliora la tenuta in particolare nei tappi di bassa qualità proprio perchè i fori vengono turati, ma rimane sempre un tappo strutturalmente più fragile che può portare a rotture in fase di apertura.
Questo trattamento è molto utilizzato in francia dove vengono colmattati anche tappi di buona qualità.

Il tappo in agglomerato nasce sia dall’esigenza di riutilizzare gli scarti di sughero derivati dalla produzione del tappo naturale monopezzo che dalla necessità di avere prodotti più economici da immettere sul mercato dato che, cosi facendo, si riuscivano ad ottenere generalmente un maggior numero di tappi ogni tonnellata di sughero estratto.
La produzione avviene secondo le seguenti fasi:

  • Macinatura tramite mulino degli scarti del sughero
  • Vagliatura atta a dividere il sughero buono, cioè quello leggero, da parti legnose più pesanti. Successivamente dal granulato viene divisa la polvere e vengono selezionate diverse granulometrie da utilizzarsi in base all’articolo da produrre;
  • Il granulato viene mescolato a delle resine adesive (inizialmente di origine animale oggi sintetiche), che hanno lo scopo di agglomerare i vari pezzi tra di loro, la mistura viene spinta meccanicamente in dei tubi formatori che generano una cannella di sughero agglomerato lunga circa 1 metro.
  • Una volta lasciati stagionare vengono poi successivamente tagliati della lunghezza uguale a quella che vogliamo nel tappo finito, il tappo grezzo viene successivamente rettificato sia in testa che nel corpo per portarlo alle dimensioni e alla finitura desiderata, vengono fatti anche degli smussi a 45 gradi alle estremita per evitare sbriciolamenti in fase di tappatura-stappatura.

Questa tipologia di tappo è consigliata per vini pronta beva con una vita in bottiglia di 6 mesi.

I tappi in sughero tecnici rondellati nascono dall’esigenza di nobilitare il tappo in agglomerato aggiungendo una o più rondelle di sughero naturale monopezzo che, andando in contatto con il vino, evitano il contatto dell’agglomerato con il prodotto.
Normalmente si trovano in commercio tappi con due rondelle, una per lato (chiamati 1+1), e tappi con due rondelle entrambe su un lato (chiamati 2+0) che si utilizzano prevalentemente sui vini spumanti (curiosità: forse non tutti sanno che il tappo a fungo che si trova sugli spumanti prima dell’imbottigliamento è di forma cilindrica, la classica forma a fungo la prende a causa della lunga permanenza nel collo della bottiglia visto che la classica tappatura prevede ½ tappo dentro e ½ tappo fuori dalla bottiglia), altra tipologia prevede l’utilizzo di una sola rondella ma è poco utilizzata perchè anche se si risprmia in materiale si ha la necessità di orientare il tappo per fare in modo che l’unica rondella vada a contatto con il liquido.
Le rondelle normalmente hanno un poro verticale perchè sono ottenute dal sughero sottile (si trova prevalentemente nei rami secondari della quercia, ha la stessa età di quello del tronco principale ma è più sottile), vengono anche queste selezionate in diverse qualità estetiche, più fori = bassa qualità, meno fori = buona qualità. Ultimamente vengono utilizzate anche rondelle con poro orizzontale, sono ottenute da tappi naturali che vengono affettati appositamente per questo scopo. Questo tipo di rondella ha due principali vantaggi rispetto a quella con poro verticale: il primo è che essendo il poro orizzontale, cioè di traverso, il liquido è meno probabile che entri in contatto con i collanti utilizzati per l’assemblaggio del disco; il secondo è che esteticamente è più bella in quanto una volta imbottigliato da sopra sembra un sughero naturale perchè presenta le stesse venature.
Il processo produttivo prevede l’assemblaggio delle rondelle sul corpo in agglomerato (il corpo viene ottenuto tagliando i bastoni di sughero agglomerato (vedi descrizione “tappo in sughero agglomerato”) oppure viene ottenuto a stampo (vedi sezione “tappo in sughero microagglomerato”) tramite un’apposita attrezzatura che spalma un collante poliuretanico liquido sui due lati e poi vengono applicate le rondelle, poi il tappo viene preso e pressato su una catena che può portare circa 5.000 pezzi e poi viene passato in un forno a caldo dove transita per 30-60 minuti per fare in modo che il poliuretano catalizzi, una volta passata questa fase, e dopo un periodo di stagionatura, il tappo viene rettificato sulle teste e sul fianco.

I tappi in sughero microagglomerati rappresentano l’ultimo prodotto nel mondo del sughero che sta avendo un notevole successo nel settore vinicolo grazie al buon rapporto qualità/prezzo e alle ottime garanzie che danno. Nei prodotti di fascia più alta si arriva ad avere diffettosità organolettica zero!
Per il loro realizzo viene utilizzato un granulato di sughero molto fine, tra i 0,5 e i 2,0 mm., ed estremamente puro. La grana molto fine permette di vagliare scrupolosamente il sughero recuperando solo il fiore ricco di sugherina ed eliminando tutte le parti dure o legnose.
Ma la caratteristica principale è che grazie alle piccole diemensioni può essere sterilizzato efficacemente, infatti la struttura a celle semistagne di cui è composto il sughero non permette una migrazione veloce dei composti inquinati che si possono trovare al suo interno ma, con una granulometria così fine, questo processo si può effettuare con buoni risultati in una tempistica accettabile.

Esistono tre principali tipologie di microagglomerato:

  • La prima tipologia viene prodotta sterilizzando la granina con un processo a vapore acqueo effetuato sottovuoto: il differenziale di pressione, l’alta temperatura e il potere estrattivo dell’acqua che funge da veicolo per i contaminanti assicurano un ottimo risultato; successivamente la granina viene miscelata ad una resina (neutra dal punto di vista organolettico e adatta al contatto con alimenti per lunghi periodi) e poi viene inserita in uno stampo che forma i tappi uno ad uno ponendo una pressione determinata su ogni singola impronta. Questo procedimento, chiamato “a stampo”, garantisce una formatura omogenea del tappo (a differenza del metodo a cannella che spinge solo il sughero all’interno del tubo formatore con una pressione fissa ottenendo così tappi disomogenei) che amplifica le qualità di tenuta sia al liquido che ai gas del tappo e ne aumenta l’elasticità. Lo stampo poi passa all’interno di un forno dove transita per circa mezz’ora tramite una catenaria per effettuare la catalizzazione del legante, una volta estratto dallo stampo viene lasciato stagionare per qualche giorno, poi viene rettifficato sulle teste e sul corpo per portarlo alla misura desiderata, normalmente viene praticato uno smusso a 45° sulle due teste.
    Questa tipologia di prodotto normalmente garantisce una presenza di TCA sotti 0,2 ng/litro, un valore molto basso che fa sì che le probabilità di inquinamento siano estramamente remote. E’ la tipologia più utilizzata.
  • La secondo tipologia è praticamente identica alla prima, si differenzia solo sulla sterilizzazione, che in questo caso viene effettuata due volte, e su un trattamento di finitura speciale che allo stesso tempo aumenta la morbidezza e la impermeabilità dello strato esterno.
    Questi ulteriori passaggi esaltano la qualità del prodotto portando il valore di TCA a zero* (*non rilevabile dagli strumenti). E’ la prima tipologia di tappo in sughero ad ottenere questi risultati ma è meno utilizzata per via dei costi più alti rispetto alla precedente.
  • La terza tipologia ha fatto la sua entrata nel mercato ultimamente solo per una questione di prezzo, visto il crescente successo delle prime due tipologie la corsa al prezzo basso ha portato le industrie a produrre un tappo in sughero microagglomerato non sterilizzato a vapore e prodotto con il metodo a cannella. E’ quindi un prodotto di qualità medio/bassa.
    Purtroppo visibilmente è simile alle altre due tipologie e porta alcune aziende ad utilizzarlo pensandolo uguale, questo può portare a dei problemi con il rischio di discriminare tutta la categoria. Per le cantine è fondamentale rifornirsi da aziende serie certificate in grado di fornire schede tecniche chiare, dettagliate e veritiere!
    Normalmente le due tipologie migliori sono indicate per vini con una schelf life di 3 anni per i bianchi e 5 per i rossi

STRANEZZE
Oltre ai tappi sopra descritti, che compongono sopra il 95% delle tipologie di sughero normalmente utilizzate, la fantasia umana ha portato alla creazione di svariate varianti sul tema :
2+2, due rondelle naturali pr ogni lato e corpo ion agglomerato
Tutto rondelle, tappo realizzato sovrapponendo una sull’altra solo rondelle in sughero
Agglomerato misto: tappo reallizzato con una parte di agglomerato standard e una parte di agglomerato micro fusi insieme nello stampo, normalemnte per tappi spumante.
I-NAT: corpo in sughero naturale e rondelle in micro agglomerato, lo scopo e’ quello, utilizzando sulle rondelle sughero sterilizzato, di avitare contaminazioni al vino

Il KEEPER è l’anello di congiunzione tra sughero e sintetico. Unisce le ottime capacità di tenuta del sughero alle caratteristiche isolanti del sintetico. Come risultato abbiamo un tappo dalla tenuta eccezionale in tutte le condizioni, anche quelle di pastorizzazione, con la tranquillità di non avere deviazioni organolettiche.
Esistono due tipologie, una con due rondelle sintetiche (una per lato), mentre un’altra prevede una rondella su un solo lato, quest’ultima viene impiegata meggiormente sui tappi da spumante.
Per la produzione di quello a due rondelle viene utilizzato normalmente un sughero agglomerato a qui viene praticato al suo centro un foro passante che lo attraversa da una testa all’altra, questo poi viene inserito tramite un impianto robottizzato in una pressa rotativa multistampo monocavità (come quelle utilizzate per la produzione dei tappi sintetici) dove una volta chiuso lo stampo viene iniettata ad alta pressione un fuso di materiale plastico espanso che rafreddando si attacca saldamente al sughero diventando un corpo unico, in questo modello le due rondelle sono unite da un cordone di materiale che aumenta le garanzie di tenuta; per il modello monorondella viene fatta la stessa procedura a parte che il tappo presenta un foro non passante su un solo lato e deve essere orientato prima di essere inserito nello stampo.
Una volta completato il ciclo di raffreddamento (che dura circa 2 minuti) il tappo viene espulso ed è pronto per le fasi finali di personalizzazione e lubrificazione.
Prodotti simili :
si possono trovare nel mercato altre tipologie di prodotti in sughero con parti sintetiche alle estremita che fungono da isolante, un prodotto propone un film di polimeri applicato alle estremita’ mediante dei collanti, questo, oltre a potersi togliere, non garantisce una perfetta tenuta perche il film essendo piu’ rigido del sughero non si contrae ma fa le grinze, attraverso le quali puo passare il liquido che, oltre a colare, puo favorire la comparsa di colture batteriche tra il tappo ed il film; altra tipologia denominata cleancork propone uno straro di silicone sulle estremita applicato a freddo, questo catalizzando si aggrappa saldamente al sughero, e’ poco utilizzato probabilmente per il suo alto costo.


CHIUSURE ALTERNATIVE

TAPPO A CORONA
E’ la piu antica tra le chiusure alternative. Inizialmente utilizzava come guarnizione interna il sughero agglomerato ora soppiantato quasi definitivamente perchè troppo costoso, poi si è passati alla guarnizione iniettata in PVC che attualmente sta andando fuori produzione visto che in diversi Stati non viene piu accettata perche il PVC puo cedere ftalati al contenuto; al suo posto oggi si utilizza o il pvfFree (altro non è che polietilene) o ancora meglio una guarnizione in polietilene stampata ed assemblata a secco che può essere rimossa in fase di smaltimento buttando il coperchio nei metalli e la guarnizione nella plastica. Quest’ultima è senza dubbio la soluzione più green disponibile.
Normalmente il coperchio viene prodotto in banda stagnata o banda cromata (per contenere i costi); si possono trovare alternative in alluminio o acciaio inox che normalmente vengono utilizzate per la seconda fase di fermentazione del metodo champenois.

TAPPO A VITE
Il tappo a vite, molto utilizzato nei paesi anglosassoni causa la mancanza di tradizione ad utilizzare il cavatappi, è prodotto imbutendo un foglio di alluminio (per la capsula da vino 30×60 servono tre passaggi di imbutitura per evitare strappi nella fibra dell’alluminio). La capsula ottenuta viene poi passata per una bordatrice dove vengono effettuate le zigrinature e i tagli per l’apertura, successivamente viene applicata la guarnizione interna che normalmente è fatta da un cuore di polietilene espanso con ai lati due film sempre di polietilene, altre possono avere film barriera come il saran o film alluminio come le TIN.
Normalmente una parte di alluminio rimane attaccato alla bottiglia non consentendo il recupero differenziato, un peccato visto che l’alluminio è un ottimo materiale da riciclare. Questo particolare la fa diventare una chiusura poco green.

TAPPO IN VETRO
Attualmente molto di moda si fa forte di una campagna mediatica “vetro con il vetro” ma a fare la tenuta altro non è che una comunissima guarnizione di gomma. Essendo questa tra l’altro forata deve garantire la tenuto su due fronti, quello verso la bottiglia e quello verso il tappo raddoppiando le possibilità di perdita aggravate dal fatto che le bottiglie devono essere perfette con una tolleranza estremamente bassa perchè altrimenti il tappo non sarebbe in grado di garantire tenuta. Per farlo restare in bottiglia è necessaria una sovracapsula in alluminio aggiuntiva; l’alto costo di produzione (costa come una bottiglia) non lo rendono una chiusura green.

Tappi in PLASTICA
Molto prima dei tappi sintetici, intorno agli anni ’60 e ’70, hanno fatto comparsa nel mercato i primi tappi in plastica. Comunemente erano e sono prodotti in Polietilene, un materiale adatto al contatto con aliemnti e abbastanza elastico da mantenere la tenuta sia alle basse che alle alte temperature (-10°/+50°); i primi modelli, tuttora presenti nel mercato, presentavano una forma a fungo, il gambo che entrava nella bottiglia per effettuare la tenuta poteva essere liscio oppure alettato (normalmente 5 alette/rilievi circolari che entrando nella bottiglia fanno da guarnizione)
le teste che sporgevano dalla bottiglia potevano essere lisce o rigate.

Tappi sintetici
I primi tappi sintetici hanno fatto esordio nei primi anni ’70 in Francia ma senza successo, probabilmente perchè il mercato non era ancora ricettivo verso questo tipo di prodotto oppure questi prodotti non erano tecnicamente affidabili. La comparsa in massa di questo tipo di chiusura avviene verso la metà degli anni ’90. Oggi ci sono circa 100 aziende nel mondo che producono chiusure sintetiche ma i divari qualitativi e di controllo sono molto ampi

Tipologie tappi sintetici:

  • Tappo sintetico estruso. I materiali utilizzati sono dei polimeri termoplastici in bland con degli agenti espandenti. Il tappo viene ottenuto tagliando all’altezza desiderata un bastone che viene ottenuto mediante un estrusore per materie plastiche. Lati positivi: espansione omogenea, sistema di produzione economico. Lati negativi: le teste rimangono con i pori aperti = maggiore permeabilità ai gas e maggiore superficie sintetica a contatto con il vino (circa il doppio rispetto ad un tappo ottenuto a stampo con le teste lisce)
  • Tappo sintetico estruso bicomponente. I materiali utilizzati sono dei polimeri termoplastici in bland con degli agenti espandenti per la parte interna e della gomma non espansa per il film esterno. Il tappo viene ottenuto tagliando all’altezza desiderata un bastone che viene ottenuto mediante un estrusore per materie plastiche. Lati positivi: espansione omogenea, sistema di produzione economico. Lati negativi: le teste rimangono con i pori aperti = maggiore permeabilità ai gas e maggiore superficie sintetica a contatto con il vino (circa il doppio rispetto ad un tappo ottenuto a stampo con le teste lisce). Smaltimento : non essendo prodotto con il medesimo materiale il tappo allo smaltimento va nella plastica generica (non come altri ad esempio prodotti con polietilene che ha il numero di smaltimento LDPE 04)
  • Tappo sintetico stampato. I materiali utilizzati sono dei polimeri termoplastici in bland con degli agenti espandenti. Il tappo viene prodotto con presse ad iniezione apposite stampando il tappo uno ad uno. Gli impianti di stampaggio possono avere da 40 a 160 stampi monocavità, garantendo un peso estremamente perfetto e un controllo della densità interna minuzioso. Lati positivi: Peso e densità interna regolabili con estrema facilità per creare il tappo adatto ad ogni esigenza (differenti imbocchi di bottiglie, differenti tipi di vino: fermi, frizzante e spumante). Possibilità di creare forme personalizzate a piacere per risolvere qualsiasi problematica di imbottigliamento. Ocorre tenere ben presente che le teste rimangono con i pori chiusi = minore permeabilità ai gas e minore superficie sintetica a contatto con il vino (circa il doppio rispetto ad un tappo ottenuto a stampo con le teste lisce)